Con la terra e il fuoco


Alle prime luci dell’alba, alle pendici del colle che guardavano a settentrione, il vasaio iniziava il suo duro lavoro. Lo aveva imparato dal padre quel lavoro che imponeva fatica e rispetto di rigide regole da seguire se si voleva che, alla fine, uscissero dal forno dei vasi perfetti.

 

Per prima cosa bisognava conoscere bene la viscida argilla, presa da sotto la terra e capire quanto si dovesse togliere per depurarla e quanto bisognasse aggiungere affinché divenisse plasmabile. Se avesse fatto un buon lavoro l’avrebbe capito solo dopo, quando nelle sue mani, l’argilla divenuta docile si sarebbe trasformata in un vaso.

 

Poi, disposti ad asciugare al sole, in file regolari, i vasi di tutte le forme, da quelli con ampie bocche e panciuti per contenere il cibo a quelli più piccoli per contenere olio profumato, avrebbe dovuto capire il momento giusto per decorarli.

 

Solo dopo aver riempito la superficie con disegni di stelle, rombi, scacchiere, onde, semicerchi e linee in sottili reticoli, tracciati con terre di diversi colori sciolte nell’acqua, avrebbe potuto sistemare delicatamente i vasi nella fornace, distanziandoli bene perché tutti potessero avere la giusta dose di calore.

 

Queste era il suo mestiere, ma al tramonto, ogni giorno, sapeva di essere il migliore.

 

 

Testi: A. Lagi
Immagini: Sabap Salerno