Tra cielo e terra : Ercole, Mefite e l’acqua

C’era una volta, poco lontano dalla città, subito sotto il colle, a settentrione dove scorreva un torrentello che veniva giù dalle montagne, un luogo abitato dagli dei. Erano divinità benevole, di quelle che curavano le malattie degli uomini con l’acqua che sorgeva abbondante tra le case sacre.

 

Risiedevano lì due divinità. In alto, proprio ai piedi della collina, era venerato un dio particolare che veniva da lontano, Herakles. Nato uomo, come raccontavano i greci, fu un eroe fortissimo, finché Hera, la regina degli dei, non decise di portarlo nelle schiere divine. I vecchi dicevano, infatti, che Il suo nome significava “famoso per Hera”.

 

Più in basso, ma dentro lo stesso recinto sacro, c’era una divinità femminile chiamata Mefite dalle genti del luogo. Il suo nome significava “colei che sta nel mezzo”. Mefite era l’acqua che sta nel mezzo tra il cielo e la terra, tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. L’acqua che cadeva dal cielo e scorreva via veloce sotto terra e tornava poi, benefica, dalle sorgenti per portare agli uomini la vita.



Così all’interno dell’area sacra alla dea Mefite fu seppellita, in una piccola camera sotterranea, una donna insieme con i suoi beni. Gioielli d’oro, vasi d’argento, candelabro e i vasi di bronzo del suo servizio per il banchetto, vasi per gli olii profumati e il cucchiaio per ripulire la pelle dopo la palestra.

Oggi nessuno sa più il suo nome ma si dice appartenesse ad una famiglia ricca e potente e che fosse una madre di famiglia che filava la lana, ma anche una sacerdotessa della Dea, che partecipava ai banchetti sacri.

 


Testi: A. Lagi
Immagini: Museo Archeologico Nazionale di Volcei “Marcello Gigante