La vendetta di Cassandra

Cassandra la più bella tra le belle figlie del re Priamo di Troia, ebbe il dono della profezia da Apollo, ma quando gli rifiutò il suo amore il dio la punì facendo in modo che nessuno credesse alle sue parole.

Non fu ascoltata quando il fratello Paride tornò dai boschi del monte Ida e lei sola vide in lui lo sterminatore di Troia, né quando Paride partì per Sparta e nemmeno quando i greci se ne andarono lasciando sulla spiaggia il grande cavallo.

Poi fu la notte del fuoco e della morte, Cassandra, inseguita dal possente Aiace, si rifugiò nel tempio di Atena e supplice abbracciò la statua della dea, ma Aiace senza pietà e senza timore degli dei la strappò via dal simulacro.


La giustizia degli dei volle, però, che un giorno a Paestum il vasaio Assteas, che amava rappresentare scene di teatro, decidesse di raccontare un’altra storia. Quella di un terrorizzato eroe greco abbracciato alla statua di Atena e di una donna che lo agguanta con violenza, mentre la dea compiaciuta le strizza l’occhio. E perché nessuno si potesse sbagliare scrisse sopra i nomi di Cassandra vittoriosa e del poco eroico Aiace. Così nella vetrina di questo museo ogni giorno, si rinnova la vendetta di Cassandra.

Risiedevano lì due divinità. In alto, proprio ai piedi della collina, era venerato un dio particolare che veniva da lontano, Herakles. Nato uomo, come raccontavano i greci, fu un eroe fortissimo, finché Hera, la regina degli dei, non decise di portarlo nelle schiere divine. I vecchi dicevano, infatti, che Il suo nome significava “famoso per Hera”.

 

Più in basso, ma dentro lo stesso recinto sacro, c’era una divinità femminile chiamata Mefite dalle genti del luogo. Il suo nome significava “colei che sta nel mezzo”. Mefite era l’acqua che sta nel mezzo tra il cielo e la terra, tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. L’acqua che cadeva dal cielo e scorreva via veloce sotto terra e tornava poi, benefica, dalle sorgenti per portare agli uomini la vita.

 

Testi: A. Lagi
Immagini: Museo Archeologico Nazionale di Volcei “Marcello Gigante